Archivi per il mese di: Maggio, 2013

Cucinare è qualcosa di nuovo ogni volta.

Cucino quando ho fame, quando voglio fare una sorpresa a qualcuno, quando sono triste, quando bisogna festeggiare qualcosa, cucino per amore, quando qualcosa è andato storto, quando voglio propiziarmi il fato, quando ho un paio di ore libere, quando voglio i miei amici vicini. Cucino sempre.

Quando cucino i dolci ho bisogno di ispirazione.

Ho in testa di fare i bignè da almeno un mese, complice la ricetta di un’amica di Facebook, ma non mi è ancora venuta l’ispirazione. Certe mattine mi alzo, certa che sarà il giorno giusto e invece poi la giornata volge in maniera diversa e i bignè rimangono lì tra i miei pensieri.

Oggi è giornata da torta al cocco e cioccolato con glassa golosa.

Torta gustosa, pienotta, dolce e cioccolatosa, ideale per una merenda con la mia migliore amica e le sue bambine. Oggi è un giorno speciale, perché lei vive in Francia e ci si vede pochissimo, anche se ci sente molto spesso.

Oggi è andata così. Ho accantonato ancora una volta i bignè e ho tirato fuori i blocchi di cioccolato fondente per la glassa, i confettini di zucchero colorati per decorarla, perché c’è bisogno di festa.

Ho passato due ore in serenità, concentrandomi sull’impasto, sulla cottura e la decorazione.

Ho pensato solo a cose belle, per questo ringrazio il Signore per il dono che mi ha fatto.

Cucino da quando ho 3 anni, ho ancora il dolce forno, custodito a Carpugnino, insieme a tutti i miei giochi.

In cucina esprimo bene me stessa e in cucina scrivo. Spesso le pagine di questo blog sono nate mentre qualcosa bolle in pentola o sta in forno a gratinare.

“Cucinare è come amare… o ci si abbandona completamente o si rinuncia.”

Harriet van Horne

Vi regalo la ricetta della torta di oggi:

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torta cioccolato e cocco

INGREDIENTI:

3 UOVA

150 GR. BURRO

150 GR. ZUCCHERO

150 GR. FARINA

4 CUCCHIAIONI DI COCCO RAPE’

3 CUCCHIAIONI DI CIOCCOLATO IN POLVERE BELGA( è più buono, anche se costa di più)

1 BUSTINA DI LIEVITO

1 BUSTINA DI VANILLINA

1 BICCHIERE DI LATTE INTERO

4 BLOCCHI DI CIOCCOLATO FONDENTE

2 CUCCHIAIONI DI ZUCCHERO A VELO

1 NOCE DI BURRO

PERLINE COLORATE DI ZUCCHERO

2 CUCCHIAI DI MARMELLATA DI LAMPONI

PROCEDIMENTO:

Mettere le 3 uova intere in una ciotola, sbatterle con lo zucchero e la vanillina. Aggiungere il burro fuso, poi la farina setacciata con il lievito, il cacao e il latte. Mescolare bene per qualche minuto, aggiungere il cocco rapè. Mettere in un stampo di silicone ( se normale, imburrarlo e infarinarlo) e cuocere in forno per 25 minuti a 180°.

Sfornarla e farla raffreddare. Far sciogliere in un pentolino la marmellata con un goccio di acqua e lucidare la torta.

Preparare la glassa: far fondere a bagno maria la cioccolata in blocchi con una noce di burro e un po’ di acqua. Aggiungere lo zucchero a velo quando è ben sciolta e mescolare finché diventa lucida.

Versare sulla torta dopo qualche minuto, rifinire i bordi e cospargere di zuccherini( o di quello che vi piace di più, o lasciarla così).

Far raffreddare bene la glassa, con questo tempo, anche fuori frigo viene bene.

In un’ora e mezza, al massimo due, dovreste riuscire a farcela.

BUONA MERENDA A TUTTI!

 


ilpapa

innamoratiE’ capitato che una sera ho ricominciato a fare i tarocchi.
Non succedeva da anni, tanto che non ho nemmeno più le carte. Eppure è successo.
Sono giunte a me delle carte nuove e, nonostante la diffidenza iniziale, ho scoperto che potevamo essere amiche e ho ricominciato.
Mi sono anche divertita, dopo tanto tempo, a domandare alle mie amiche dispettose che cosa pensassero delle domande del richiedente. Sono state gentili e corrette e io mi sono rilassata.
Da quanto tempo non mi dedicavo a loro.
Ho iniziato per caso, anche se per caso non inizia mai niente, e così, un bel giorno ho smesso. Ho sentito che non dovevo più farlo. Mi si diceva così, una vocina mi ha detto: “Per ora basta.”
Pare che il momento sia tornato.
Stamane le ho interrogate e mi par di capire che ci sono delle lunghe questioni irrisolte da sistemare: questioni morali, profonde, decisioni da prendere che non si possono più rimandare, momenti difficili da affrontare con grande forza morale. Non mi hanno svelato chissà quale arcano, però mi han fatto capire che non c’è più tempo. Bisogna fare qualcosa. Bisogna trovare la forza, da qualche parte, non perdere la speranza e la moralità. Mi hanno anche detto che devo risolvere gli annosi problemi con il genere maschile, che adesso è proprio giunto il momento. Mi indicheranno anche la via?

Chissà cosa mi diranno la prossima volta.


Ieri, andando verso il paese di montagna dove abita mia nonna, son passata nel posto dove ho abitato per i primi 18 anni della mia vita.
Quanti cambiamenti, in altri 19 che ne sono passati. Ciò che più mi ha colpito è stata l’erba. Alta, fitta, piena di fiori di montagna, interi prati con l’erba alta.
Sono stata colta dalla malinconia, perché quei prati venivano tagliati, quando io ero piccola. A maggio li si aveva tagliati già due o tre volte almeno, erano ordinati, rasi, ci si poteva giocare sempre. Quando l’erba cresceva il divertimento era doppio: si correva l’erba che sfiorava la vita e si raccoglievano enormi mazzi di fiori di campo da portare a casa alle nonne, senza contare il fatto che se ti beccavano a pestar l’erba da tagliare, dovevi correre ancora più forte per non prendere gli scapaccioni di un nonno a caso, che tanto anche se non era il tuo, andava bene lo stesso.
L’erba verde infestante, l’erba brusca, i fiori gialli del diavolo, il fiordaliso, i fiori lilla, il cardo selvatico erano bellissimi messi insieme in un mazzo legato con qualche spiga colta qua e là.
Il paesaggio lassù è cambiato completamente: un campo sportivo al posto dei prati e di un boschetto, la strada modificata, resa rettilinea, i boschi incolti, sporchi di infestanti e rovi. Quanto erano ordinati i boschi fino a pochi anni. Camminavi per sentieri ben definiti, ogni nonno raccoglieva le fascine per le stufe di casa, ognuno curava il suo pezzo.
Quel luogo, ormai così selvaggio, mi ha fatto pensare al nostro paese oggi: abbandonato a se stesso, in balia dei rovi e delle erbacce, senza che nessuno se ne prenda cura.

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nebbiolo e rive rosse

Nel pomeriggio, ho cambiato paesaggio e dalla montagna son passata alle colline dietro casa, che dopo 9 anni sto iniziando a conoscere meglio.
Le colline dove nasce il Bramaterra, i vigneti di nebbiolo nascosti dalle alture, la Madonna degli Angeli sulla sommità della collina rappresentano un paesaggio che ormai mi è familiare e che mi riconcilia con il mondo quando vado a camminarci. Un tiepido e raro sole ha accolto Riki e me, che con calma ci siam goduti il tardo pomeriggio, scattando fotografie e raccogliendo i fiori di acacia per far frittelle da mangiare dopo cena.
A un certo punto, dall’alto di una vigna di nebbiolo, guardando il paesaggio con le prime risaie allagate in lontananza(ovviamente in ritardo, causa maltempo maledetto), ci siamo detti molto fortunati a vivere qui, immersi nella natura, con nugoli di api e farfalle svolazzanti, fiori di campo e aria fresca.
La semplicità è la mia cura, ultimamente. Non ho bisogno di molto, solo di cose semplici e genuine.
Abbiamo deciso di fare, non appena il tempo lo permetterà, un picnic serale con un buon vino locale a farci compagnia, speriamo di poterlo fare presto.
Una cenetta romantica alla Madonna degli angeli è quello che ci vuole per festeggiare l’arrivo dell’estate. A proposito, arriverà? :O
Intanto, domani sera ci aspetta una serata a Lessona dove potremo degustare un sacco di vini del territorio e non, non vedo l’ora! Pioggia, non mi rovini nemmeno il fine settimana. Tiè!

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pic nic in arrivo

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erba alta e farfalline

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nebbiolo grapes

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frittelle di fiori di acacia

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farfalline o fiorellini?

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Oggi mi frullano per la testa delle domande a cui non so trovare risposta.

Perché il mio governo è completamente inadeguato alla realtà?
Perché devo leggere le proposte per la riforma del lavoro e mettermi le mani nei capelli?
Perché sono così ottusi da non capire che la radice del problema non sono solo le leggi che lo regolamentano, ma l’iniqua tassazione che ha messo in ginocchio pmi, grandi aziende, liberi professionisti, artigiani? Tutti in ginocchio, indebitati con le banche( che fanno il ca@@@# che vogliono), con assunzioni pari a zero e problemi a arrivare alla fine del mese.
Aiutate le aziende e vedrete che si tornerà ad assumere. Il lavoro è fermo e tu mi regolamenti il co.co.pro. Bravo! E a che cavolo serve, se tanto nessuno me lo propone?????
Smettetela di proporre asinate tipo: part-time a chi va in pensione, lavoro da condividere con un giovane. Perché secondo voi, uno che va in pensione accetta un part-time? Ma in che favola l’avete letto? E ancora: le persone tra i 32 e i 65 anni che c@@@@ fanno, che non c’è un’agevolazione che sia una per assumerli?? Ah già, quelli si suicidano, ci pensano da soli.
Tolta la palese inutilità dei sindacati a disposizione, mi domando come possa un ministro che mai ha avuto problemi con l’occupazione propria, capire cosa voglia dire averne, ovvero essere disoccupato, disperato, cassaintegrato( che magari non vede un soldo da mesi, perché è tutto bloccato), un esodato, un precario.
Perché parlate e basta? Perché non incontrate chi ha problemi veri, facendo tavoli di lavoro concreti, dove si possa esperire dal vivo la situazione drammatica che stiamo vivendo?
Qualcuno si rende conto della disperazione di chi vuole lavorare e non ci riesce? O magari ce la fa, ma illegalmente e per pochi euro?

Ci sono domande che necessitano di risposte e le uniche che si sentono sono inconsistenti e vaghe.
Certo, quando lo stato, che sarebbe il primo a dover dare l’esempio, è il primo a comportarsi male, è difficile che risolva il problema in tempi brevi.
Portaborse pagati in nero in una percentuale imbarazzante: il lavoro nero non è illegale? Mah…
Mazzette dalle grande lobbies per accaparrarsi votazioni favorevoli alle proprie attività ( ambito sanitario, sale bingo, ecc.ecc..): non è anticostituzionale?
Assenteismo ai massimi livelli negli uffici pubblici, dove si entra, si timbra, si esce a farsi gli affari propri: ma non si dovrebbe essere licenziati, dopo comportamenti simili( ricordo la famosa giusta causa)? E nessuno vede niente?
Aiuto ai più deboli? Solo nei nostri sogni.

Ecco, cara Italia, mi piacerebbe avere qualche risposta, perché io, da 37enne, disoccupata, maloccupata, malata di endometriosi, mi domando che ne sarà di me. Chi pensa a me, a parte me stessa? Chi mi aiuta, se non ce la faccio?
Le persone hanno una dignità che va sempre rispettata e preservata e il mio stato è il primo a prendermi in giro. Concede la qualifica di malattia invalidante all’endometriosi e non mi dà l’esenzione. Non mi dà assegni di sostegno, sempre che io non abbia un piede nella fossa e altre 50 malattie insieme a questa. Valgo così poco? Oppure è vero il contrario, che da malata faccio girare tanti di quei soldini che non vale la pena darmi una mano, tanto di endometriosi non si muore, si soffre e basta? Si muore di fame perché non si lavora, si muore di male quando non ci si può curare, ma evidentemente, per il mio stato va bene così. C’è chi sta peggio: pensate alle malattie rare cui han tolto addirittura i medicinali salvavita.

Il bel paese non è più tale. Mi dispiace vedere l’agonia in cui sta sprofondando, mi vergogno per come si sta negando aiuto al malato terminale Italia. Salviamola e salviamoci.
Serve coraggio per ammettere i propri sbagli, in Italia manca proprio questo: il coraggio di ammettere che così non si può andare avanti e l’umiltà di ricominciare da zero.
Auguri.

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“Cara mamma, oggi è successa una cosa che mi ha riempito di gioia e che non ho detto a nessuno, perché l’unica persona cui volevo dirlo sei tu, e tu non ci sei più.
Perdo l’entusiasmo, perché quando rientro a casa non ci sei ad aspettarmi, chi posso travolgere con la mia irruenza al mio ritorno? La gatta pelosa fa del suo meglio, ma non è abbastanza per me, purtroppo.
E’ una cosa così bella e inaspettata, che mentre tornavo a casa ho immaginato per filo e per segno come avresti reagito, sapendo esattamente le parole che avresti detto e i gesti che le avrebbero accompagnate.
Oggi è stato forse il giorno più bello della mia vita e non sapevo con chi condividerlo.
Mi sono goduta il momento, come mi hai insegnato, non ho permesso alla tristezza di rovinarmi neppure un secondo, poi, quando sono rimasta sola, mi sono abbandonata ai miei pensieri e tra loro c’eri tu. Ci sei sempre tu.”

 

Questo è il primo possibile incipit della mia prossima storia. Dopo averlo pensato, sognato, scritto e riscritto, mi è parso il più convincente.

Riuscirò a scrivere la storia che ho in testa?Charlie-Brown-Era-una-notte-buia-e-tempestosa___1

Vita Senza Nickel

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Presidente XII Commissione Affari Sociali. "In Parlamento portavoce degli Italiani"

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