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Sono tornata. E dov’ero andata? In realtà da nessuna parte. In verità in molti luoghi. Ho avuto bisogno di tempo per me, mi sono sentita stanca, tanto da non riuscire a scrivere.

La mia prima lettrice, la zia Gi, mi chiedeva spesso ” quando scrivi qualcosa?”. Semplicemente, non ci riuscivo. A volte, sebbene i pensieri mi affollino la mente, mi mancano le parole.

Non è stata un’estate facile. Il brutto tempo non aiuta la mia salute e non sono stata molto bene. Ho cercato il modo di stare meglio, non ho avuto grandi risultati.

Mi sono dedicata alla mia attività preferita, che riservo ai momenti in cui corpo e mente non sono collaborativi. Ho guardato tanti film. In italiano, in lingua, di tutti i generi. Ho guardato molti vlog, scoprendo curiosità e novità che non conoscevo. Ho osservato realtà diverse. Ho letto poco, ma bene.  Ho cercato il riposo per combattere le grane future in arrivo. E ce ne sono tante, che non so nemmeno ora come farò.

Per non soccombere ai cattivi pensieri,  mi sono fatta salvare dal mondo del cinema. E dal bricolage, sì. Ho creato dei portacollane per i miei numerosi monili.  Sono l’eredità di mia madre, la mia passione, i regali che preferisco: le collane etniche, le collanine da banchetto al mercato, gli ammennicoli da pochi euro che ti raddrizzano la giornata. Negli anni ne ho raccolte parecchie e non sapevo trovare un ordine per loro, così ho001 unito utile e dilettevole: usare vecchie cornici usate e trovare un criterio per scovare quella giusta al primo colpo. Sono entrata così nel mondo del DIY ( DO IT YOURSELF). Riccardino  truffolo mi ha cercato i tutorial  e devo anche ringraziare la mia amica Claudia, che nei pochi giorni di mare mi ha dato l’ispirazione raccontandomi della sua idea geniale per ordinare le sue numerose collane.

Ho creato qualcosa per me, nonostante il mal di schiena, il malumore e le tristezze, e mi sono sentita bene.

Ho lavato tutte le tende della casa, per sentirmi meglio e trovare un posto per quella che mi ha regalato Giuliana, facendo prima un orlo casalingo per adattarla ai mitici bastoni Ikea e poi ho cercato dei ferma-tende carini, trovati poi dai cinesi a pochi euro. Me la sono pure montata, nonostante l’osso sacro poco collaborativo e Riccardino Trufffolo che pensava di trovarmi morta durante il tragicomico cambio.

Ecco dove ero finita. Pensavo. Riposavo. Mi incazzavo. Mi complicavo la vita.  Davo il bianco nel bagno. Ragionavo sul perché sia così difficile procedere con la nuova storia che ho in testa. Ho capito pure il MOTIVO. Mi è venuta voglia di andare in analisi.  Mi sono lasciata andare a una vita semplice, per lenire i dolori del corpo che non danno spesso tregua, per combattere la stanchezza cronica che mi opprime. Per la prima volta nella mia vita mi sono addormentata guadando un film e chiedo scusa a Di Caprio, perché mi son messa pure a russare durante Inception. In quel momento ho capito che devo lasciare la presa. Prendermi il mio tempo, che non è quello degli altri e nemmeno più il mio. Devo ricominciare da capo. Se la qualità della mia vita va peggiorando, io devo fare del mio meglio per migliorarla con il poco che ho a disposizione.

Arrangiati con quello che hai, mi diceva il nonno Guido, noto raccoglitore di cose usate e buttate ante litteram. Negli anno 80 lo prendevano per scemo, ora direbbero che ha una coscienza ecologica. Così ho fatto, con quello che avevo.

 

 

 

 


Inizia una nuova estate e non trovo l’entusiasmo per godermela. Quest’anno i problemi sono talmente tanti che nemmeno l’amato caldo mi fa tornare il buonumore.

Amo il sole, amo questa stagione gioiosa e simbolo dell’abbondanza. In estate passo molto tempo in cucina, per sfruttare i regali dell’orto, ma nemmeno questo stavolta mi salva.

E’ l’unico momento dell’anno in cui i miei dolori mi danno tregua e, non patendo il caldo, sono avvantaggiata rispetto a molti altri  che patiscono le pene dell’inferno. Non vedevo l’ora arrivasse il caldo africano  ma purtroppo, non stando comunque bene, non riesco a godermi l’agognata calura.049

Speravo di star meglio e invece peggioro.

Quando è finita la scuola venerdì scorso e sentivo i bambini festeggiare nel piazzale di fronte a casa, ho ripensato con malinconia ai  momenti vissuti tanti anni fa.

Mi ricordo che si andava a scuola sapendo che non c’era niente da fare, solo aspettare la campanella che avrebbe decretato l’inizio della pausa estiva. Tre lunghissimi mesi di pigrizia, sole, giochi, nonni, amichetti e qualche compito delle vacanze. Mesi di angurie messe a raffreddare nelle fontane, di ribes, uva spina, di fragoline selvatiche e lamponi da raccogliere, di bagni nei torrenti, di biciclette, di lucciole e di rondini che volavano sulle nostre teste, di erba tagliata nei prati, di conserve di pomodori aiutando la nonna, di orti da bagnare la sera, di compiti da fare alle 9 del mattino sfruttando la frescura, di passeggiate con i cani, di capanne nel bosco e di avventure avventurose inventando giochi impossibili.

Mi vengono in mente delle immagini di prati illuminati da una marea di lucciole di notte, di mucchi d’erba tagliata su cui riposare, annusandone l’odore di linfa e di terra,  di infiniti nascondino e stregamangiacolore, di orologio-fa-tic.-tac, di pallavolo, di corse che se dovessi farlo adesso mi prenderebbe un infarto dopo 10 minuti.

Vedo boschi frondosi, fresco riparo dalla calura, vedo ortensie colorate di blu e di viola, vedo iris e roseti in fiore. Sento il calore della terra e l’odore della pioggia dopo un temporale, l’odore delle frittelle di zucchine, del te con le pesche dentro, della menta e della camomilla appena raccolta messa a essiccare al sole, il profumo dei gerani e quello del fieno, nella baracca vicino al pollaio.

Quanto era bello trascorrere l’estate con i nonni, andare nella casa al lago o stare a casa con loro, curando l’orto e lasciando trascorrere pigramente i giorni, uno dopo l’altro, come se dovesse essere sempre tutto così.

Invece si cresce e si perdono l’innocenza dei pensieri e la serenità dell’essere bambini e si ritorna a quei momenti con una dolce malinconia.

 

 


E’ passato un po’ di tempo dall’ultimo post. Sono stati giorni pesanti, che mi han tolto la voglia di scrivere e quindi mi sono dedicata alla lettura. Questa stanchezza mi sfianca, non voglio dare tutta la colpa all’endometriosi, ma una buona parte è sua. Dovrei andare a vivere in un posto caldo, un po’ di problemi si risolverebbero da soli. Quanta pazienza bisogna avere, non lo so. Devo averne tanta e non ho voglia.

Tra sabato e oggi ho letto due notizie che mi han colpito. Ieri è morto Philip Seymour Hoffman. Era un attore che seguivo da qualche imagesanno, con grande soddisfazione. Proprio sabato pomeriggio ho visto un film con lui e Brad Pitt, Moneyball. Mi è piaciuto, nonostante parlasse di baseball e io non ne capisca nulla. Per me l’apice suo è stato raggiunto in Truman Capote-A sangue freddo. Mi aveva letteralmente affascinata, tanto era stato bravo. Pensavo di vedere tutti i suoi film piano piano, in attesa di quelli nuovi, perché il suo curriculum era farcito di ottimi film. E lui che fa? Muore. Muore e lo fa per overdose. Leggo dai giornali che soffriva di dipendenze e cercava di curarsi, fin dalla giovinezza. Una ricaduta lo ha fregato. Che sconfitta, quando un artista cade. Nonostante( penso) avesse tutto, pure una famiglia con due figlioli, non ce l’ha fatta. Ci sono rimasta male. Un talento che aveva ancora tanto da dare a 46 anni ci lascia, morendo di overdose nel bagno. Che crudeltà. Chissà quali dolori e quali fantasmi lo sconvolgevano dentro. Forse proprio quella sofferenza lo rendeva così perfetto nel suo lavoro, forse quel dolore lo portava più lontano di altri, sempre un passo più avanti. Mi è spiaciuto tanto, perché le dipendenze non fanno differenza, non guardano se sei ricco o povero, buono o cattivo, ti prendono l’anima e basta. Chissà il dolore che lascia, chissà la famiglia cosa dovrà sopportare, dopo ciò che avrà  patito sicuramente già prima. Ciao Philip, lasci grandi interpretazioni che parleranno per te.

L’altra notizia riguarda la presunta pedofilia di Woody Allen, che pure mi lascia sconvolta. Tolto che non posso esprimere un giudizio perché di questa faccenda so solo quello che ho letto dai giornali, proprio non mi capacito.  Sarà vero o no? Come può un genio simile essere un tale depravato? Non riesco a giudicarlo e non riesco a capire l’intera faccenda. Se i figli accusano tali molestie, perché la polizia non fa un’indagine? Perché si buttano in prima pagina notizie che posso anche non essere vere, senza aver appurato prima i fatti? Mi auguro ardentemente che sia solo una bufala, perché sarebbe inaccettabile per me sapere che il mio regista preferito commetta tali nefandezze.

Volevo iniziare l’anno con un post più leggero, e invece m’è uscito questo, senza capo né coda, proprio come le giornate che sto vivendo ultimamente. Speriamo migliori….

 


Premetto che non ho mai votato il PD. Premetto che non vuole essere un post politico, ma solo un post di riflessione.

Ieri ho investito pure io due euro. Due euro per il vin brulé a Candelo, donati al gruppo degli Alpini, che tanto han fatto sempre durante le loro manifestazioni, per tenere vivo il borgo dove ho lavorato per 4 anni.images

Sono stati ben spesi e non mi pento di non averli donati a un partito per le sue elezioni interne, alla ricerca di un segretario che non c’è, e che quando c’è stato non ha fatto niente di speciale.

Eh sì, cari amici del PD, nemmeno stavolta mi avete convinto a votarvi. E dire che Renzi l’avrei anche votato, ma non concepisco di dover pagare per esercitare un mio diritto, andando a foraggiare le casse di un partito che di opposizione non ha nulla, che si è uniformato al suo più acerrimo nemico e che le cronache quotidiane mi insegnano essere omologato agli altri, né più né meno.

I miei due euro sono preziosi e non voglio sprecarli, soprattutto in un momento di crisi come questo e foraggiare la macchina infernale della politica mi è parsa letteralmente una bestemmia. Il rispetto che ho per il denaro e la fatica di guadagnarselo mi ha impedito di fare il folle gesto.

Ho preferito darli a un gruppo, che si impegna a tener VIVO un paesino, che cerca, nonostante il momento difficile, di reagire e di fare qualcosa di concreto, con il lavoro di volontari e di persone per bene che credono nel valore di questa povera Italia.

Imparate da loro, cara gente, mischiatevi alle persone vere, smettendo di fare teorie e monologhi che non interessano nessuno. Datevi da fare e imparate quel che vuol dire fare fatica veramente, quanto sforzo serva per guadagnarsi quei due maledettissimi euro.


Oggi volevo scrivere due post su due libri che mi son piaciuti assai, visto che sono a letto con i miei malesseri da endo, ma la giornata ha preso una piega diversa.

E che sarà mai successo? Il rustico. Sempre e solo lui. Non è che la mia vita sia molto varia ultimamente, e il libro della Gamberale cadeva a puntino come post, e invece niente. Non posso scrivere di lei, e di Mark Rowlands. Non posso.

Devo stare al telefono, devo parlare con tizio e caio, devo rompermi la testa per una cosa che non è nemmeno mia!!!!!images

Senza contare che nel mio cervello è sempre aperto il file “rustico2”, per il quale urge trovare soluzione e danari per sistemare tutto come santa inquisizione, ops, il catasto vuole. Perché se sei già accatastato non basta suddetta autocertificazione? Perché se no non spenderei altri soldi, per ingrassare la macchina farraginosa e maledetta dello stato, motivo per cui mi sto spaccando di lavoro per farli saltar fuori, un euro dopo l’altro. Il lavoro si fa quando la cifra è raggiunta. Così è e così sarà.

Bene, intanto “rustico1” non molla la presa. L’inverno incombe, il cantiere langue, i proprietari latitano!!!!

E io che cazzo c’entro???????? Scusate il francesismo, ma l’odierna situazione intestinale della sottoscritta fa sì che mi fermenti anche il cervello, oltre la panza, e da qui nasce il sopraddetto!!

Io manco ci voglio stare in quel postaccio!!!! Io vorrei solo che sparisse.

Puffete, come quando arrivano le nebbie di Avalon. Come quando avanza la nebbia mefitica del Maelmord, come quando si rompe la catena del divieto e avanza e inghiotte tutto con il suo incedere, guarda caso proprio in via XXX!!!!!

Sono disperata, lo so. E sono inerme. A costo zero posso solo scrivere, incazzarmi, leggere e informarmi. E sti cazzi, vivo in Italia, mica in Norvegia, non basta mica!!!!!

Il mio è un dramma kafkiano. Il mio è un dramma non mio, perdinci!

Il mio dramma se non è mio, allora non è dramma? O non esiste in quanto non mio? Oppure esiste in quanto altro da me e quindi in base a esso io posso definirmi come tale?

Qualcuno mi aiuti.

P.S. Gruisti, santoni, avvocati, santi di origine controllata, maghi, ufo, passanti, chiunque è ben accetto.

Vita Senza Nickel

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Alimentazione Consapevole

Marialucia Lorefice

Presidente XII Commissione Affari Sociali. "In Parlamento portavoce degli Italiani"

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