Ci sono giornate che mi sforzo di ignorare con tutta me stessa. Date che ogni anno ritornano impietose a ricordarmi il passato.

Quest’anno ho fatto di tutto per dimenticarmene, mi sono stancata, mi sono distratta, ho cucinato un sacco, ho nuotato tanto e c’ero quasi riuscita.

Ci ho pensato di sfuggita una settimana prima, poi, per miracolo, più niente.001

E il giorno è arrivato. Un sabato come tanti, un sabato mattina di lavori di casa, di pulizia di verdure in cucina, di riposino dopo pranzo, di smalto sulle unghie nella calura del pomeriggio.

E’ bastato un attimo e mi sono fregata. Ho preso in mano un ventaglietto, per il caldo che faceva, e sei arrivata tu.

11 anni sono passati e ancora ti vedo seduta in cucina che sventoli il ventaglietto cinese, rossa in faccia come un peperone, incazzandoti con me perché non patisco il caldo.

11 anni che non mi rompi le scatole.

11 anni che non facciamo colazione insieme dopo una serata(mia) di bagordi in giro a ballare.

11 anni che non sento squillare il telefono alle 5 del mattino.

11 anni che non mi sento mandare affanculo dopo una battutaccia.

11 anni che non si mangia un panino con il bagnet a merenda e a colazione.

11 anni che non mi dispero per te.

11 anni che non passano mai.

 

Mi sembra sempre ieri. E anche sabato mi hai fregato, cara Lella. Qua tutto cambia, ma rimane sempre uguale.

11 anni di vita che non saprei nemmeno come riassumere. Promossa? Bocciata? Non lo so.

11 anni che mi catapultano in un tempo lontano, in cui si stava comunque bene, in cui si poteva anche sognare, fare progetti, fantasticare, nonostante tutte le avversità. Quante cose sono cambiate. Quanto sono cambiata io.

Manchi sempre. Pensavo passasse un po’, ma è sempre tutto come quella mattina di 11 anni fa.

La mia memoria elefantiaca non mi dà tregua, mai.

Manca tanto e il vuoto fa rumore, più delle parole.