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fuerte 09 309Cambiare prospettiva, cambiare vita. E’ possibile farlo senza cambiare niente?

Come si fa a rinnovare se stessi rimanendo dove ci si trova, immobili, ma pur sempre desiderosi di cambiare?

Come si può regalarsi nuovi orizzonti non cambiando mai il proprio paesaggio?

Come si riesce a lasciare una porta aperta, attraverso la quale l’universo possa entrare e stupirci con le meraviglie di cui è capace?

Come si fa?

Come si impara a lasciar andare le cose, a darci un’ennesima possibilità anche quando pare che non ce ne siano?

Come si apprende il processo del perdono, che ci mette in pace con noi stessi e con gli altri?

Come si può sorridere quando apparentemente di motivi non ce ne sono?

Come si trova la strada che porta alla felicità?

A volte, nonostante le domande che affollano i nostri pensieri paiano infinite, bisogna sapersi fermare. Fermare la mente, o meglio, star lì o osservarla, in pace. Vedere che alla fine, in quel vortice incomprensibile, l’unico punto fermo siamo pur sempre noi e da lì ricominciare, senza avere paura di sbagliare e pregando di non sbagliare troppo, con la speranza quel tanto desiderato momento di svolta ci colga, preparati o impreparati non importa, basta che arrivi al momento opportuno.

L’attimo in cui si capisce che qualcosa cambierà, che noi stessi lo faremo, regalandoci qualcosa di impagabile e irripetibile, vale l’attesa, anche quando pare che di tempo non ce ne sia più. Il tempo è la cosa più preziosa che abbiamo e, nonostante sia misurabile e prevedibile, ci regala sempre dilatazioni o accelerazioni impreviste, nel bene e nel male.

Il mio tempo è giunto, nonostante non ci sia più tempo, e questo momento di attesa curiosa, misto a timore e tremore, mi lascia ancora sperare in qualcosa di buono per me. Non importa che sia un miracolo o una sudata possibilità che finalmente mi viene concessa, basta che quel momento arrivi per salvarmi dall’insano immobilismo di questi ultimi mesi, che lentamente diventano anni che passano e non tornano più.

Ho voglia di cambiare il mio sentiero o, se proprio devo rimanerci, di trovare un modo per vederlo con rinnovato stupore.

 

 

 

 


Stamane ho letto una notizia che mi ha lasciato perplessa.

http://www.tgcom24.mediaset.it/cronaca/lombardia/milano-giudice-autismo-causato-da-vaccino-vitalizio-a-bambino-_2081170201402a.shtml

Un giudice ha concesso un vitalizio a un bambino autistico, il cui autismo parrebbe causato dal vaccino trivalente. Il ministero della salute dovrà risarcire questa povera creatura, perché il vaccino è, in teoria, obbligatorio.

Anche se non ho figli seguo da tempo l’argomento con interesse, perché ho letto il libro di Andrea e Franco in cui si parla di questa terribile malattia e della sua supposta connessione con il vaccino trivalente. https://aspettandolalbaa.wordpress.com/2014/02/07/sono-graditi-visi-sorridenti/

Queste notizie mi lasciano l’amaro in bocca, perché non capisco come si possa mettere la propria salute in mano a esperti che poi tanto capaci non sono. Perché, una volta sollevato un dubbio, nessuno ha voglia di fare chiarezza su un1377220_562253137163469_778883852_n problema come questo, nel rispetto della salute del cittadino? Molti genitori decidono di non far vaccinare i loro figli per morbillo, parotite, rosolia. Che garanzie ho che non mi capiti la stessa cosa che è successa a Franco Antonello? Il fatto che un giudice riconosca il nesso causale tra vaccino e autismo non è forse un motivo per fermarsi e fare una riflessione e uno studio più approfonditi sulla materia? Non è la prima causa legale che dà ragione ai genitori e concede loro un risarcimento. Perché allora questo silenzio? Perché continuare a somministrarlo come se niente fosse? Forse per far lavorare le case farmaceutiche che lo producono? Quali altre dovrebbero essere le motivazioni? Perché mettere a rischio la crescita di bambini innocenti, somministrando un farmaco di cui non si è sicuri al 100 per cento?

 

Io, da malata cronica, spesso mi domando che farei se inventassero la cura per l’endometriosi. Mi butterei ciecamente fra le braccia della scienza o mi farei venire qualche ragionevole dubbio, alla luce delle notizie che ogni giorno mi fanno venire la pelle d’oca? La fiducia può essere ben riposta in casi come questi? Io non ne sono più tanto sicura.

Le aziende farmaceutiche hanno dei bilanci, fanno profitti, sono fatte di numeri. Vorrei sapere dove sta l’etica, nei loro bilanci. Lo dicessero, potrei tornare a fidarmi ciecamente, invece che arrovellarmi ogni volta come se mi stessero per fregare. Sulla salute non si scherza, ma l’avranno capito tutti?

 


Pensare il futuro non è mai stato il mio forte.

Non mi posso più permettere di pensarlo e  mi pento di non averlo fatto prima. Non ho mai fatto progetti, presa da mille problemi, e non mi sono mai concessa di sognare e ora non posso più pianificare niente. Il mio spazio temporale si dilata per un massimo di 30 giorni. Oltre non mi è dato di sapere.untitled

Questi 30 giorni hanno assunto nel tempo una dimensione diversa. Si sono dilatati, tanto che i miei mesi sembrano durare il doppio. Il peso delle ore è cambiato e le percepisco bene, non me ne lascio scappare una. I minuti si allungano e mi ricordano che il tempo passa, inesorabilmente, un giorno dopo l’altro. Quando ho un problema grosso so che ho questi benedetti 30 giorni per risolverlo. Se non ce la faccio, so che non saprò cosa fare e mi tormenterò nell’angoscia di non avere certezze per il mese successivo.

Avere un orizzonte limitato non aiuta a avere speranza, al massimo ti fa venire un infarto prima del tempo. Come fai a immaginare qualcosa di bello, quando sei limitato nei tuoi pensieri? Come fai a dovertela cavare sempre e comunque entro 30 maledetti giorni, senza dilazioni e senza sconti?

In 30 giorni è tutto misurato, pesato, controllato. Non c’è posto per gli imprevisti, né per le sfighe improvvise che, di solito, ti colgono proprio in questi momenti.

Non puoi immaginarti le ferie perché non sai se potrai permettertele. Le mitiche ferie! Non ricordo nemmeno più l’ultima volta che ci sono andata. Pensate: le VACANZE vere, prenotate mesi prima, la valigiona da riempire, la macchina da caricare, due o tre lunghe settimane di pausa, di riposo, di relax. Sono così lontane da me da farmi pensare che non siano nemmeno mai esistite. Non puoi prenotare esami medici o dei trattamenti prolungati a lunga scadenza perché non sai se avrai i soldi per pagarli, non puoi pianificare dei lavori in casa, non puoi pensare di sposarti o di fare figli, non puoi fare niente. Nemmeno la fuga puoi pianificare, perché dove vai senza un soldo? Fai il giro dell’isolato?

Quando capita l’imprevisto, di solito ti appelli a tutti i santi del paradiso, preghi per un colpo di fortuna, ti arrovelli per trovare soluzioni, che difficilmente trovi.

A volte mi domando quanto andrà avanti questa situazione, perché non ho strumenti per cambiarla.

L’unico rimedio è la lettura. Leggendo dilato il mio tempo, viaggio, volo lontano, imparo cose nuove, cerco soluzioni, trovo esempi da seguire, colgo speranza e barlumi di felicità. Sarà sufficiente? Basterà per lenire l’ansia da limitazione?

Risposte non ce ne sono, mi consola il fatto di non essere l’unica a vivere a tempo determinato. Che tristezza però, pensare che la mia generazione, quella della precarietà, deve far ipoteche pure sul proprio futuro.

 


Oggi voglio fare delle riflessioni collegandomi al post di ieri, dove consiglio la lettura del libro l’Angelo invisibile.

L’angelo invisibile

9788807070358g

Si leggono storie di famiglie al limite, dimenticate da tutti, anche dallo stato. E’ sempre più frequente sentire parlare di situazioni come queste, perché il lavoro che manca e l’impoverimento del ceto medio hanno raggiunto livelli mai visti prima, o per lo meno, mai visti dalla mia generazione. Io stessa ho vissuto un drammatico cambiamento sulla mia pelle, perché se ti ammali, in una società come la nostra, rimani indietro. Ti fermi e, invece di ripartire come sempre hai fatto, ti ritrovi fermo e bloccato, senza nessun treno da prendere. Certo, puoi anche andare a piedi e lo fai, ma la strada è lunga e, se non stai bene, diventa senza fine. Rimanere indietro mentre tutti avanzano è una sensazione che non avevo mai provato prima. Ho faticato ad accettare che il mio ritmo di marcia fosse cambiato così repentinamente, non mi capacitavo di quel che prima era fattibile e, un attimo dopo, non lo era più. Pensavo dentro di me, con angoscia, che era finita, che non avrei avuto possibilità. Pian piano ho cercato soluzioni e sono ben lungi dall’aver risolto la situazione, ma almeno riesco a fare qualcosa( pur con l’aiuto della famiglia)costantemente, che mi tiene impegnata e attiva, per quanto io abbia ormai i ritmi del bradipo.

Vedere la tua vita capovolta, come quando fai yoga e ti metti a testa in giù,  è destabilizzante. Bisogna imparare a sospendere il giudizio e osservare, e osservare ancora. In questi ultimi tre anni ho capito cose che prima mi erano sempre sfuggite o non avevo colto. Le lezioni esemplari sono quelle che ti fanno sudare per arrivare a comprenderle fino in fondo.

La mia vita, che peraltro era scevra di programmazioni e progetti, ha svoltato verso orizzonti che non pensavo di prendere in considerazione. No salute, no figli, no realizzazione ma solo sopravvivenza, no soldi, no progetti, no futuro. Quando l’orizzonte è questo diventa difficile barcamenarcisi, ma è possibile.

Un conto è aver paura che certe cose si verifichino, un alto è averne la certezza. Sapere che il due sarà il tuo numero e non il tre o il quattro o il cinque non è confortante. Sapere che anche quel due è difficile da realizzare, perché l’incertezza rende anche le unioni più semplici e solide complicate, non ti fa addormentare serena la notte.

Da questo e solo da questo però si deve partire e cambiare prospettiva. La vecchia non vale più e ostinarsi a mantenerla è doloroso e inutile.

Bisogna ridimensionare tutto, priorità comprese. Pian piano ci si riscopre e nemmeno tanto diversi da prima, ma più liberi, questo sì. Meno si ha, più si è liberi di scegliere. Ho capito che tutto ciò che è materiale mi vincola e mi costringe e io voglio scegliere, sempre, che ne sarà di me. La nostra società ci lega e ci obbliga, senza che nemmeno ce ne rendiamo conto.

La libertà costa cara, me lo ha sempre ripetuto mia madre e mai come oggi ho capito il valore di quelle parole. Passato e futuro si intrecciano e qualche volta ci regalano qualche consapevolezza in più.

 

 


Oggi voglio consigliarvi una lettura che fa bene due volte: fa bene all’anima e fa bene anche alla Fondazione Condividere  https://www.facebook.com/pages/Fondazione-Condividere/455729857797159   che riceve i proventi delle vendite.9788807070358g

Vi consiglio caldamente di regalarvi “L’angelo Invisibile” edito da Feltrinelli. L’autore è ignoto, ma potete leggerlo quotidianamente sulla pagina fb sopracitata. E’ una persona che ha deciso di fare del bene restando nell’anonimato e che ha deciso di scrivere la sua esperienza, per condividerla con noi.

Lo seguo ormai da tempo, da quando lessi le sue prime buone azioni pubblicate sul Corriere della Sera. Arrivai al suo blog e alla pagina facebook e da allora lo leggo quotidianamente. L’Angelo è una persona molto benestante, che divide la sua ricchezza con chi è meno fortunato di lui. E’ una persona preparata, che viene dal campo della finanza, avendo lavorato per una grande banca.

Alla domanda “perché lo fai?” lui risponde sempre ” perché no?”. Ecco, qui sta il punto. Perché uno come lui non dovrebbe farlo, se non priva sé stesso e la sua famiglia di nulla? E la domanda seguente dovrebbe essere: “Perché  quelli come lui non prendono esempio, si rimboccano le maniche e si sporcano le mani come fa lui, che non stacca semplici assegni, ma partecipa attivamente alla vita di chi aiuta?” Anche nel libro si affronta questo tema e, purtroppo, si può immaginare quanto riscontro abbia avuto dai suoi simili.

Leggere le sue parole fa bene al cuore, conoscere alcune delle persone che ha aiutato, capitolo dopo capitolo, porta luce dove prima c’era solo buio. Ovviamente questa persona non fa miracoli e non può aiutare tutti, le sue azioni saranno anche una goccia nel mare, però ci sono e sono vere, tangibili. Lui dimostra ogni giorno che cambiare, si può. Volere è potere non è solo, per il nostro autore, un modo di dire: è realtà.

Non si tratta di una persona che si lava la coscienza privandosi di parte dei propri averi, si tratta di una Persona che ha capito il valore profondo della condivisione e della compassione. Andrea, così si fa chiamare su fb, ha un cuore grande e una mente acuta. Leggetelo e imparate da lui il buon esempio. Leggetelo e capirete che una vita migliore potrebbe esistere per tutti, se solo tutti si cooperasse con il fine del bene comune. Lo stato sociale in Italia è pura utopia, ma grazie a persone come lui potrebbe diventare realtà. Prendete coscienza di chi siete, quanto valete e cosa potete fare per gli altri.

L’egoismo e l’avidità ci hanno portato nel baratro: apriamo gli occhi, impariamo a vedere e rimbocchiamoci le maniche.

 

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