Ho finito di leggere Io sono Dio venerdì notte. Mi mancano Appunti di un venditore di donne, la raccolta Pochi inutili nascondigli e Tre atti e due tempi, forse quello che mi incuriosisce di più di tutti.
Quando sei mancato ai primi di luglio, sono rimasta di sasso. Avevo appena trovato alla Bennet il sopracitato in offerta, agguantandolo di corsa perché era l’ultima copia, quando mi ha mandato un messaggio Riccardo dicendomi: Faletti è morto. Che mazzata. Speravo di poterti leggere ancora per un bel po’ di anni. Mi piaceva come scrivevi, accidenti! Sei uno dei pochi autori di thriller che io abbia mai acquistato!
La prima volta che ti ho letto l’ho fatto per curiosità: un artista eclettico come te che sfornava il suo primo romanzo, per di più un thriller. Me lo ricordo ancora: “”E allora tu che cosa fai, di notte, per curare il tuo male?”
“Io uccido…”
Da lì in poi ti ho seguito volentieri, ti dedicavo le serate estive e mi facevi compagnia. Recentemente avevo visto una tua intervista, dove non eri molto in forma e parlavi dell’ultimo nato, un testo completamente diverso dai precedenti, un libro che parlava anche di te, tra le righe. Mi ero ripromessa di acquistarlo ed è lì, nella infinita lista dei desideri che aumenta, ogni giorno che passa, a dismisura.
Mi mancherai Giorgio, perché mi regalavi scorci di vite mai vissute. Eri molto americano nella tua narrazione e mi piaceva. Mi faceva sorridere pensare che tu, da Asti, domiciliato all’Elba, ci catapultassi ogni volta in un luogo diverso, così lontano dalla nostra provincia italiana. Ci sei tornato per l’ultima opera, e non vedo l’ora di leggerla.
Per quanto riguarda Io sono Dio, edito da Baldini Castoldi Dalai, vi consiglio la lettura perché è un buon romanzo, con la giusta suspense, in cui i torti subiti si trasformano in castigo e il bene e il male si confondono, persi nei meandri di menti malate, ma lucidamente consapevoli del dolore che portano con sé.
Cito: “Un attimo o mille anni dopo, l’esplosione è un tuono senza temporale, la terra che accoglie il cielo, un momento di liberazione. Poi le urla e la polvere e il rumore delle macchine che si scontrano, e le sirene mi avvertono che per molta gente dietro di me gli otto minuti sono finiti.”