Ci sono giornate grigie come queste, in cui non riesco a sorridere, soprattutto quando leggo le notizie, soffermandomi sull’ennesimo suicidio degli ultimi giorni.
In poche settimane due persone si sono buttate dal ponte della tangenziale di Biella.
Ho una domanda in testa, che non riesce a trovare una risposta.
Cosa ci fa perdere ogni speranza? Qual è il punto di non ritorno, dal quale non si torna indietro?
Quale che sia la motivazione di queste due persone, non ci sono parole per esprimere il dolore per notizie simili.
Rinunciare alla vita significa arrendersi, dichiarare che non si ha più la forza di andare avanti. E’ una resa inaccettabile che ci deve far riflettere su quanto sia importante il nostro posto qui. Rinunciare al presente e al futuro, abbandonando i propri cari, gli affetti, non ha altro significato che una resa totale senza speranza.
Quando viene a mancare la speranza, la vita non ha più senso. Se non si riesce a vedere un orizzonte, una luce in fondo al tunnel, è difficile trovare le forze per fare un passo dopo l’altro e continuare a farne, cercando di arrivare alla fine.
La fatica ha il sopravvento e ogni respiro diventa affanno. Il dolore diviene troppo forte e lenirlo sempre più arduo. L’unico modo per farlo cessare, sembra essere la rinuncia a tutto, il non sentire più niente.
Chissà se si poteva evitare? Chissà se chi era loro vicino si è accorto delle loro intenzioni?
Manifestavano i loro problemi o li tenevano dentro di sé, perché parlarne aggiungeva dolore al dolore?
Una vita persa, svanita in pochi secondi, il tempo della caduta verso l’ignoto.
Lo strazio di chi rimane non ha parole per essere raccontato.
L’impotenza di fronte a un gesto irreversibile che porta alla morte lascia una ferita che sarà arduo rimarginare.
Chi decide di suicidarsi ha un coraggio che pochi hanno. Il coraggio di fermare qualcosa che sembra inarrestabile, che segue il corso indipendentemente da tutto. Fermare la vita, dirle di no è qualcosa di impensabile per la maggior parte di noi. Per alcuni, con disperazione, diventa un modo di dire “ non ci sto più, sono esausto, io mi fermo qui.”
Certo, è un gesto irragionevole, il gesto di chi non ha capito che c’è sempre tempo, c’è sempre spazio per noi in questa vita.
Al contempo può sembrare una vigliaccheria, un lasciare chi resta al proprio destino, ignorando la loro presenza e fuggendo dalle proprie responsabilità.
Io l’unica cosa che vedo e che sento è il dolore, un dolore sordo e muto che non ha trovato parole per esprimersi e farsi ascoltare.
Che riposino in pace.