E’ iniziata un’altra primavera.

Temperature inizialmente estive, fiori, boccioli, cielo terso, pensieri leggeri, poi sono tornate le nuvole, il vento, il freddo e le grane.

Questa primavera mi ha portato un sacco di problemi, alcuni annosi, altri nuovi, ma sostanzialmente pressanti, presenti.068

Non riesco a vivere come vorrei questa stagione di rinnovamento. Troppe zavorre alle mie spalle, troppi pesi inutili e gravosi che rallentano il mio cammino e mi obbligano a abbassare lo sguardo.

Ognuno di noi porta dentro di sé una storia e la primavera non fa altro che dare voce alle storie che ci portiamo appresso da sempre. Si cerca di non ascoltarne le parole, di zittirle con pensieri inutili, ma l’eco di quelle  rimane, rimane sempre.

Il vento leggero ha la forza di dare vita a parole sopite, parole mai dette, parole dolorose, parole che portano con sé il peso della memoria.

La primavera è una stagione pericolosa. Si decidono le sorti dell’estate e dell’inverno, solo se si semina bene si avrà un buon raccolto.

Io, dopo 38 anni, ancora non ho capito se e cosa ho seminato e quando germoglierà. In questa stagione di attesa mi sento impotente e incapace. Sento lo scorrere del tempo e, pur lasciandogli fare il suo cammino, non riesco a seguire i giorni a cuore leggero. Mi sento disarmata di fronte a un muro di parole che aspetta di essere detto, che vuole il suo tempo. Chissà mai se mi verrà il coraggio di seminarle su un foglio bianco.